Lectio Divina - 18/04/2012

At 3,11-19

11 Mentre egli tratteneva Pietro e Giovanni, tutto il popolo, fuori di sé per lo stupore, accorse verso di loro al portico detto di Salomone. 12 Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: «Uomini d'Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest'uomo? 13 Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; 14 voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino.15 Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. 16 E per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi. 17 Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. 18 Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. 19 Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati.

Lectio

Il testo è da collocare nel contesto della guarigione dello storpio e riguarda l’interpretazione del fatto che i due Apostoli danno dell’evento. La cosa da sottolineare è che il discorso è rivolto sempre a qualcuno e questi qualcuno siamo noi di fronte al testo, che spiega il significato del miracolo e la fonte da cui esso proviene. La seconda parte evidenzia gli errori ed invita alla conversione, al fine di ottenere il perdono/salvezza estesa a tutti. V.11. Colui che era storpio trattiene i due apostoli. Dietro questa immagine c’è un senso di gratitudine e anche un senso di restare “appiccicato” alle persone. Questo secondo aspetto bisogna evitarlo perché Gesù ci vuole liberi e sereni, perché nella vita bisogna imparare a dire solo grazie solo per il fatto che Qualcuno ci ama. Pietro rispose… a chi? Ciò che si vede non è la risposta, ma l’interpretazione che si da del fatto in sé. Infatti non è interessante il miracolo, ma ciò che esso significa, e il significato è la verità del fatto. Il miracolo può avere un futuro nella nostra vita sempre da come lo si interpreta: se Gesù ha fatto un gioco di prestigio, il futuro sarà solo gioco; ma se parla di liberazione per la libertà, il futuro cambia. In ogni caso il testo va compreso in pienezza fino ad arrivare alla verità, che si afferma quando di fronte a tutte le interpretazioni è l’unica via per conseguire la vera felicità. La prima interpretazione del fatto è negativa ciò che non è. Perché fissate…? Sono fissati come coloro che possiedono la potenza di Dio. Ma il testo sottolinea che bisogna fissare gli apostoli, ma come coloro che sono stati fissati da Colui che li ha chiamati. Gli apostoli comunicano semplicemente ciò che hanno ricevuto in dono. Nasce così la relazione vera ed autentica che fa risorgere da qualsiasi tipo di morte. Ora la lettura positiva… la fonte del miracolo è il Dio di Isacco… dei vostri padri, quindi il vostro Dio. Cosa ha fatto Dio? Ciò che è capitato in/a “Gesù” è stata opera di Dio. Quel Gesù che è stato ucciso - un richiamo alla centralità della croce -, Dio l’ha glorificato facendo camminare quest’uomo. Dio ci guarda nel Figlio, che è stato ucciso, e nello Stesso si è rivelato come amore senza limiti. Questa è la gloria di Dio: la Misericordia divina offerta agli uomini tramite il “Servo” Gesù. Lo stesso vocabolario viene applicato allo storpio guarito e a Gesù risorto. I vv. 13-15 sono un sommario del processo. In questo sommario la cosa che più balza agli occhi è questa: il risultato della cattiveria umana consiste sempre nella riconoscenza del male compiuto dagli assassini (es. Barabba). Gesù, invece, il vero Figlio del Padre, si è fatto Fratello di tutti ed è morto per i “Barabba” che siamo tutti noi. C’è da dire che il pronome voi non è legato ad una forma di accusa, ma semplicemente un invito a guardare alla valenza del sacrificio redentore. Al v. 15. Si dice chi è Gesù: Colui che ci conduce al principio della vita. Da Figlio è Fratello ci ha portati al Padre. Questo deve essere il percorso della nostra vita, altrimenti non ha senso. Nella donazione totale ed incondizionata della vita rivela tutto il suo amore; ed è risorto perché fedele al progetto di Dio. Noi siamo testimoni (in gr. Martire = uno che ricorda)… testimoni della totalità di questo amore, si vive come Lui e siamo testimoni di Lui. Tra l’altro la testimonianza è il frutto di tutta la cultura umana: tutto ciò che viene tramandato è legato alla testimonianza… la vita deve essere sempre trasparenza di ciò che siamo. V. 16. Fede nel suo nome… è una fiducia ricevuta e data, questa fiducia è la base di ogni relazione, altrimenti è impossibile vivere. Infatti, la fede ha come significato la stabilità. Nel nome… la fiducia è nella persona, non nella dottrina, che serve ad illuminare la persona ma non la sostituisce. Il nome di cui si parla è quello di Dio, principio di tutto e di tutti. È la fede in questo nome che ha consolidato (il verbo ha a che fare con la fede-fondamento-stabilità) quest’uomo nella totale guarigione (in gr. Tutta l’eredità), cioè la parte che ci spetta è tutta qui. La vera eredità che ci spetta è la libertà, la capacità di stare in piedi e gioire della vita… questa eredità ci fa uomini a immagine di Dio. Questo è il più grande e bel miracolo dell’esistenza che è davanti a tutti voi/noi. Dunque il centro del miracolo e del discorso è il kerygma. Il v. 17. Dice come anche in un contesto di ignoranza umana, Dio realizza il piano di salvezza. Il bisogno di convertirsi nasce dal fatto che Gesù è il profeta annunciato da Mosè e da tutte le Scritture, e che la salvezza da Lui operata è riservata a tutti. Questa salvezza è sempre legata alla conversione, e la conversione a sua volta all’uscita dall’ignoranza. Cos’è lignoranza? Sostanzialmente la causa di tutti i mali. In Lc 23,34 Gesù stesso parla dell’ignoranza : … non sanno quello che fanno. Per noi l’ignoranza è sempre un’attenuante, però c’è da dire che l’incoscienza è l’origine di tutti i mali: il non sapere il male che si fa, è il vero male. Bisogna stare attenti al fatto che molto spesso l’uomo non sa giudicare le azioni che compie. Oggi è di moda prendere alcuni termini svuotarli del loro autentico significato e riempirli di ciò che ci fa comodo… anche questa alterazione è una forma di ignoranza perché porta all’ovvietà. Ma Dio ha così… di fronte ad un sistema di incoscienza c’è uno che non lo è, e porta a compimento il suo progetto: L’Agnello di Dio, che non fa il male ma è Colui che porta su di sé il male del mondo. È bello vedere come nella nostra incoscienza alla fine si compie il progetto di Dio, perché Lui non vuole mai il male di/da nessuno. Gesù si serve del nostro male per dare la sua vita in riscatto per noi. E così arriva a smascherare il nostro agire cattivo. Allora la croce di Gesù è il luogo in cui cessa l’incoscienza e si prende coscienza: Dio è uno che risponde al male dell’uomo donandosi totalmente… Perdonali, non sanno quello che fanno (Lc 23,34). Convertitevi dunque… davanti alla croce ci si accorge del male che si fa e del bene con cui si è ricambiati. Allora è possibile anche convertirsi = cambiar testa. La conversione è necessaria per il perdono: Dio è amore, e di fronte all’amore si conosce il proprio egoismo. È questo un atto fondamentale per ottenere il perdono dei peccati. Fino a quando non si prova vergogna del proprio male non ci può essere il perdono. Il peccato diventerà il luogo del perdono: Perciò ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato (Lc 7,47). Dunque l’errore non è la parola ultima e definitiva, ma c’è sempre il perdono di Dio che è amore. La conversione dice chi è il Signore e fa conoscere la nostra verità: persone che non necessariamente devono vivere nell’incoscienza, ma si è fatti per il bene e aperti al desiderio del bello e del buono… se questo è il progetto di Dio per noi, è più che utile riconoscere il proprio male e le proprie deficienze.

 

Scarica Lectio Divina