Lectio Divina - 04/04/2012

Mc 16,1-8

1 Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. 2 Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. 3 Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». 4 Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. 5 Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. 6 Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. 7 Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: «Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto»». 8 Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite.

Lectio

Precisazione: la risurrezione non è la rianimazione di cadavere (cf. Lazzaro), non è reincarnazione, no un vago ricordo. Ma i vangeli parlano di “risurrezione dei corpi”. La risurrezione dunque ha a che fare con un corpo che vive con un nuovo principio vitale che è lo Spirito, l’amore di Dio. Perché si muore? Perché la morte è sicuramente un limite della vita. Basta pensare che noi siamo definiti dai nostri limiti (spazio-temporali). Quello spaziale può essere vissuto come il luogo del sopruso o della comunione. Quello temporale, non dipende da noi, si vive in diretto contatto con il principio da cui si proviene e verso cui si va. Allora il vero problema è come si vivono i limiti. Il testo del vangelo – nella versione greca - termina con perché. È molto strano che ci sia una finale del genere ma non bisogna meravigliarsi, perché a tutto questo è sotteso un insegnamento sulla certezza umana: il corpo è stato messo nella tomba, lì sarà, ma non avendolo trovato anche l’ultima certezza cade. Dunque, l’unica certezza dell’uomo è la memoria della morte. Trascorso il sabato… sono presenti le donne che hanno avuto modo di contemplare la vita, la croce, la morte, ora aspettano che passi il sabato per poter fare ciò che resta. Passato il sabato, questo è ultimo giorno della settimana che nella memoria biblica fa parte del riposo di Dio, Gesù lo trascorre nel sepolcro, qui è il suo riposo, perché Dio dal “principio” è in cammino per cercare Adamo ed ogni uomo che si è perduto, nel sepolcro li (ci) trova tutti, e lì può riposare, fa festa, vince il regno della morte e porta la vita a tutti, incontra chi da sempre è cercato. Passato è il tempo in cui ognuno è stato trovato e la morte è vinta. Il profumo comprato dalle donne è il segno della loro ignoranza per ciò che le aspetta. Queste donne amano questo morto così particolare. Ma proprio il morto è risorto e si è fatto vedere a tutti dopo la risurrezione. Allora la preoccupazione dei vangeli è non quella di raccontare la risurrezione perché nessuno dei discepoli l’ha vista, ma dire che hanno incontrato il “vivente” che hanno dovuto imparare a riconoscere. Allora la vera gioia è incontrarLo nel giorno uno, giorno della luce e contiene tutti gli altri giorni. È questo il vero giorno senza tramonto, della vita dell’incontro. Il Sepolcro è il luogo sicuro per tutti, anche per Gesù… questa è l’unica certezza dell’uomo e casualmente tutta l’attività dell’uomo è come vincere questa (amara) certezza. Chi ci rotolerà…? Sono donne molto devote, ma dotate di poca fede. Videro la pietra… sorpresa molto spiacevole!!! Si dice che era grande assai, infatti opprime tutta l’umanità. Nell’entrare nel sepolcro la sorpresa è più grande della pietra, si aspettano il morto e invece trovano un giovinetto. Questo giovinetto è seduto a destra, cioè nella piena potenza di Dio, è vestito di bianco, la veste bianca è del vincitore, di colui che è nella gloria di Dio. Ma lo “spettacolo” divino ci spaventa; di fronte a Dio si è eternamente spiazzati. Ecco che le donne non possono dire niente, e come sempre, è la Parola a dire ciò che è successo. Ma egli dice loro… la prima cosa è non aver paura di Dio, e poi aggiunge: cercate Gesù, Colui che abbiamo imparato a conoscere nella vita e nella sequela. Se si fa caso questo è l’annuncio di tutta la fede cristiana da completare con: è risorto. Non è qui. Proprio Colui che si cerca è risorto e annuncia la vita oltre la morte. Dove è possibile incontraLo? In Galilea, regione che ricorre all’inizio del vangelo (1,14). In questa regione, per la prima volta, Gesù annuncia il vangelo di Dio. Il vangelo è Gesù stesso (1,1), per cui l’incontro avviene ogni volta che ascolto la sua Parola e in ciò che comunica. Questo è il dono più bello che Gesù ha fatto. Ma se si ascolta la Parola e ci si converte, lo si segue e si diventa discepoli/testimoni. L’evangelista Marco vuole principalmente comunicare che è la Parola che ci salva, perché produce ciò che dice e che è. Vista in questo modo la Parola crea un principio nuovo di relazioni vitali e ci fa diventare figli di Dio. In un certo senso Marco ci sta raccontando la nostra risurrezione. La reazione delle donne: è la fuga, la paura, tacciono. È anche la nostra reazione all’incredulità e per uscire fuori da questo clima bisogna ritornare in Galilea.

 

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