Lectio Divina - 21/12/2011

Gv 1,1-18

1 In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era in principio presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. 6 Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. 11 Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. 12 A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15 Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. 17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18 Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.  

Lectio

Il prologo ci presenta la “protagonista” di tutto il vangelo: la Parola. C’è da dire, che, con molta probabilità, è un inno precristiano ripreso e adattato dall’autore del IV vangelo. È in questo scritto che vengono preannunziati, per poi essere sviluppati nel corso del vangelo, i temi della vita, della luce, dell’accoglienza, della testimonianza, della grazia, della pienezza, della visione della gloria, del diventare figli di Dio… questo brano è un condensato sia per i teologi sia per gli eretici. Comunque qui viene presentata la “Parola” nel suo rapporto con Dio, con la creazione, con l’uomo e la sua storia, fino a che la Parola non diventa “Carne”… ed in questo meraviglioso evento si ha la possibilità di vedere Dio “Faccia a Faccia”. Il vangelo è la presentazione di questo evento del tutto inusuale e l’adesione al Verbo fatto Carne diventa l’adesione alla Parola che ha fatto il mondo ed è il destino del mondo: pienezza di vita e di felicità che da sempre l’uomo desidera. Cos’è la Parola? La Parola è ciò che dà l’esistenza all’uomo… l’esistenza come persona. In principio… Ciò che c’è al principio si trova anche alla fine: la Parola. Questo termine ha la stessa radice di parabola (paraballo), cioè qualcosa che getta fuori… tipico dell’uomo che con la parola esterna ciò che si porta dentro, si espone, si dona fino al dialogo, all’accoglienza, ad una relazione. Allora l’uomo è parola ascoltata e corrisposta!!! Questo distingue l’uomo dall’animale ed è il principio della cultura e della scienza. Dio stesso è parola, ciò indica intelligenza, comunicazione, comunione, amore etc. fino a dire tutto se stesso… All’interno di tutto questo dice che l’essere Padre è la capacità di ascoltare il Figlio e di rispondergli. È in questo circuito di scambio reciproco che il dialogo forma alla più alta comunione e diventa il principio di tutto. Allora, dire che Dio è Parola significa che l’uomo è destinato ad entrare in questo dialogo stretto con la Trinità in un coinvolgimento totale. L’uso della parola è importante anche per un discorso comunitario e sociale. Era presso… è una Parola rivolta a Dio, nel senso che c’è un dialogo interno a Dio stesso. Dio è parola e la parola stessa è Dio!!! Rapporto con la creazione. Un racconto ebraico dice che il mondo è stato creato con le lettere dell’alfabeto… un modo di dire che il mondo è tutto intelligibile, perché con l’alfabeto si fanno le parole e attraverso di esse ogni cosa diviene comprensibile e trova una risposta e una soluzione. Quindi tutto avviene attraverso la Parola, e l’uomo, delegato da Dio, è Colui che da la Parola ad ogni cosa: Dio al primo giorno disse: sia la luce, e la luce fu… al sesto giorno crea l’uomo depositario di questa Parola, che è la vita di tutto e la da la vita a tutto. Parola che nell’uomo diventa Luce perché l’uomo è capace di comprenderla, di leggere il creato, di dare senso a tutto ciò che lo circonda… cioè sa dare la “parola” al creato. Si può dire che l’uomo divinizza tutta la creazione attraverso la parola. La vita di Dio che è nel creato, nell’uomo diventa lucida consapevolezza. La luce splendema le tenebre non l’afferrano… ciò significa che c’è una resistenza alla Parola, alla Luce, alla Verità. Afferrare non si riferisce solo ad un discorso intellettivo, ma anche ad una forma di possesso finalizzato alla distruzione. Dunque le tenebre non comprendono la luce, ma non riescono nemmeno a soffocarla. Nessuna tenebra può mangiare la luce, perché ingoiandola ne resterebbe illuminata… sarebbe un mangiare la propria condanna. Ci si trova di fronte all’ambiguità terminologica di Giovanni: ogni termine ha più sensi. Così come la realtà che ci circonda può avere più sensi… tutto dipende dalla lettura che noi le diamo. Ci fu un uomo… È questa l’inserzione del Prologo riguardante Giovanni il Battista, qualificato come “testimone”, perché la “Parola” vive sostanzialmente nei testimoni. Il testimone è Colui che ricorda e dice la Parola agli altri, ma non in forma distaccata bensì con la sua stesa vita. Allora la testimonianza diviene la categoria umana del vangelo e delle relazioni umane: se uno non ricorda non dice la parola, e se non la dice non c’è cultura e non c’è assolutamente nulla. La testimonianza è la parola che passa dall’uno all’altro, e ognuno in quella parola si ritrova, l’accoglie, si arricchisce e con la sua esperienza la trasmette all’altro e la parola diviene il luogo dove è testimoniata tutta l’esperienza umana. È necessario che la testimonianza venga fatta alla Luce, anche se non si è luce. Ma se uno è illuminato e si reputa luce, certamente è nella tenebra. L’illuminazione consiste nel ricordare la verità, che non ho inventato altrimenti sarebbe bugia, che si è cercata di viverla e si trasmette nel migliore dei modi. La verità è sempre una ricerca di verifica e di comunicazione mai conclusa, e così la testimonianza (martyria) è qualcosa di duro, si mette in gioco la vita se si dice la verità, o si arriva alla condanna se si vive nell’inganno. Nel mondo era… questa parola, luce di ogni uomo in ricerca della verità, non è riconosciuta. Ci si trova di fronte al mistero del male: c’è la verità ma non viene accolta. Perché? È il mistero del rapporto dell’uomo con la Parola. A chi l’accoglie è dato il potere di diventare figli di Dio… cioè l’uomo diventa la parola che ascolta. La Parola informa e forma l’uomo a tutti quei valori che sono dentro la Parola. Il principio di divinizzazione dell’uomo è la Parola. E il verbo divenne carne… è questo il centro del prologo. La Parola che sta all’origine ed è l’origine di tutto, diviene carne… cioè cambia l’economia della Parola. Come fa la Parola a diventare carne? Bisogna dire che l’uomo vive della Parola e Gesù è il primo che vive della Parola del Padre, ed ha vissuto nella sua carne l’essere Figlio, per questo ci manifesta la nostra verità di figli e di fratelli, è venuto a dire questo e niente di più. Farsi carne… si deve vivere la propria realtà fisica, (farsi carne) con tutte le sue fragilità, in modo divino. Tutto questo perché la carne è il luogo della comunione con gli altri, ma ancora prima con il Padre che mi ha creato. Il “farsi carne” è la rivelazione della via per arrivare a Dio…e ora nella carne, l’uomo riesce a risalire a Dio, ascoltando quella carne descritta nel vangelo. È nella carne che si vive la rivelazione stessa di Dio!!! Giovanni testimonia… ritorna Giovanni testimone. Al v.18 si dice: Dio nessuno l’ha mai visto. Nella Bibbia c’è la proibizione di farsi immagini di Dio, perché il tentativo dell’uomo è costruirsi un Dio “su misura”. Siccome Dio è Parola, questa non si vede ma semplicemente va compresa e va vissuta. In seguito la Parola “narra” Dio con la vita e così si vive da figli di Dio. Allora il Figlio che vive la Parola di Dio nella sua carne, racconta chi è il Padre… e tutto il vangelo sarà uno sviluppo di questo concetto. Raccontare in greco exeghesato… la stessa radice di esegesi = tirare fuori, si capisce che la vita di Gesù espone e spiega la verità dell’uomo: questi è figlio e fratello fino ad essere lo specchio fedele di quel Padre “che nessuno ha mai visto”. Allora Dio, così tanto desiderato, lo si può trovare nella vita di ogni uomo che vive si lascia informare e formare dalla Parola. Il destino di Dio e dell’uomo si giocano sulla Parola.

 

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