Mc 13,33-37
33 Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34 È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35 Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36 fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. 37 Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Lectio
Dopo quella del fico, viene presentata la seconda parabola tutta impostata sulla responsabilità. Vigilare, vegliare… la prima è “vigilate” e dopo per tre volte vegliare. Vigilare, legato sostanzialmente allo “stare in piedi” della risurrezione, ha anche il significato di chi “dorme all’aperto/nel campo”, ed esprime un “non dormire” perché si sente di tutto e di più. Ed è così anche nella vita: se teniamo aperti gli occhi nella notte del mondo, ci si accorge che succede di tutto, anche del male che bisogna vincere. Occorre tenere gli occhi aperti per poter scorgervi il bene da fare, per mettere gli occhi sull’essenziale. Nella maggior parte dei casi, noi non vediamo la realtà, ma le nostre proiezioni e i nostri deliri, le nostre paure. Il vigilare ci invita a prendere coscienza che il mondo è bello. È opportuno essere un po’ “civetta” che guarda nel cuore della notte. Ecco il padrone… lascia la sua casa e anche il suo potere, quello di amare e perdonare i peccati. Il potere è una possibilità offerta per vivere ottime relazioni fraterne. L’allontanamento è necessario per poter imparare a vivere/camminare da soli. La capacità di amare è una responsabilità prettamente personale. Al portinaio… l’atteso di Colui che è partito. Il modo in cui lo si può attendere è quello di esercitare il potere che ci ha dato; ed è in questo esercizio che Lui viene. Ecco l’attenzione per gli umili e gli ultimi: amando questi cambia il mondo e anche noi, perché si esce dal proprio egoismo e ci si dona a tutti. Vegliate, dunque, non… gli estremi della giornata/nottata sono le tappe fondamentali della passione, che è atto d’amore supremo, misto anche alle debolezze degli uomini. Il testo vuole dire che in questa notte avviene tutto, ed in questo tutto (a tutte le ore) viene sempre il Figlio dell’uomo. Il non sapete sarebbe meglio renderlo non vi accorgete che sta venendo, perché spesso c’è un non riconoscimento di Colui che viene. Allora non c’è un’ora privilegiata per la venuta, ma tutti i momenti sono buoni. Non vi trovi addormentati… non si è assenti, ma si hanno gli occhi chiusi. Molto spesso questo è il male più grande della nostra vicenda umana. All’improvviso… non riguarda solo la venuta del Signore, che è sempre presente, ma la possibilità di aprire gli occhi e riconoscerlo. Se all’improvviso si aprono gli occhi, ci si accorge che sta aspettando davanti alla porta. Quel che dico a voi… sta parlando ai quattro discepoli, ma non solo… c’è un chiaro riferimento a tutti (cfr. il significato di generazioni) nel vivere relazioni fraterne con tutti. Subito dopo si apre il racconto della passione e ciò è significativo perché la venuta del Signore si realizza nella contraddizione delle vicende umane… ma sarà anche il giorno della nostra salvezza. Rispondendo al donatore (che precede sempre nell’amore) rispondo anche ai fratelli, perché questi ultimi lo rappresentano. Non c’è nessun ostacolo nel mondo che impedisce di vivere da figli e fratelli.
Simbolismo del fico.
Il fico, come la vite, si distingue dalle numerose piante sempreverdi della Palestina perché in autunno perde le foglie e le rimette in primavera; pertanto può indicare la “stagione”. Questo dato viene preso a base della “similitudine”: quando il ramo del fico è divenuto gonfio di umori e mette le foglie, si riconosce che l’estate è vicina. La similitudine mira a esprimere non solo la necessaria successione delle stagioni (l’estate dopo la primavera), ma, più esattamente, la vicinanza dell’estate, servendosi anche della disposizione temporale dei segni dell’estate: il ramo è già divenuto gonfio e mette già le foglie. La similitudine ha senza dubbio carattere escatologico ed esprime un’attesa a breve termine.
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